La dissoluzione dell’io, di Laura Caccia
Nell’orchestrazione seriale, con cui Mario Campanino organizza l’impianto narrativo di Vendesi uomo, viene messo in scena lo smembramento dell’io, frammentato, fatto a pezzi, messo in vendita.
Dopo la premessa “Vendesi uomo / senza rima e senza uscita / del resto completo / e opportunamente disassemblato”, quasi un controcanto laico della silloge L’angelo morto, si assiste all’esposizione della merce corporea e umana, con annunci che alternano, con apparente distaccata ironia, mercificazioni e affetti, denuncia e tenerezza.
Solo l’anima non subisce lo stesso destino, forse perché irriducibile all’io o forse solo non a disposizione: “Non vendo anima / smarrita”, scrive l’autore.
Il procedere disincantato per negazioni e affermazioni, per rifiuti e adesioni non esclude però alla fine un atto di fiducia, anche se solo in un possibile amatore, poiché, scrive Mario Campanino, al termine delle offerte di tutto quanto è stato smembrato: “Vendo istruzioni / di possibile riassemblaggio”.
Una fiducia nell’uomo, nel pensiero, nella parola? Una speranza che la premura possa riportare all’integrazione delle parti?
E cosa conta: ridare corpo e unità all’io, all’esser-ci di cui prendersi cura oppure stare dalla parte dell’anima, di ciò che non si vende e non si può frammentare, dell’essere irriducibile e smarrito?
Leggilo su Carte nel vento, a cura di Ranieri Teti.
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